“I paesi in via di sviluppo sono i più colpiti dal bracconaggio, ma in Italia, vero e proprio scrigno di biodiversità, questa piaga è molto diffusa, per la sopravvivenza di antiche abitudini e, punto essenziale, per la tenuità delle sanzioni".
Michela Vittoria Brambilla, presidente del Movimento animalista, ha presentato alla Camera una proposta di legge che, tra le altre cose punisce “chiunque, in violazione di disposizioni legislative, regolamentari o amministrative, prelevi in natura, catturi, riceva o acquisti, offra in vendita o venda uno o più esemplari di specie animali protette, ne cagioni la morte o la distruzione, importi, esporti, riesporti sotto qualsiasi regime doganale, faccia transitare, trasporti nel territorio nazionale, ovvero ceda, riceva, utilizzi, esponga o detenga esemplari di specie di fauna protetta” con la reclusione da un minimo di 2 ad un massimo di 6 anni e la multa da 15 mila a 90 mila euro. Solo con sanzioni rafforzate potremo infliggere al bracconaggio un colpo decisivo”.
Così Simona Bazzoni, responsabile organizzativa del Movimento animalista, commenta i dati del 2016 di Interpol e Unep (Programma ambientale delle Nazioni Unite) che qualificano i crimini di natura come la quarta voce del mercato dell’economia illegale mondiale dopo stupefacenti, beni contraffatti e traffico di esseri umani.
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