Negli scorsi mesi, in Lombardia, ci sono state persone che hanno dovuto lavorare in condizioni di temperature estreme, all’aperto, nel mondo edile, in quello agricolo e nel florovivaistico.
Da metà luglio il caldo era soffocante, eppure Regione Lombardia non ha emesso ordinanze di divieto dello svolgimento di attività nelle ore centrali delle giornate con allerta caldo.
“Ho chiesto all’assessore regionale al Welfare Bertolaso perché questa decisione, considerato che l’assenza del riferimento normativo esplicito alla sospensione delle attività non consente l’accesso all’istituto della cassa integrazione, né la possibilità per le aziende di riconsiderare i termini di consegna”, fa sapere Roberta Vallacchi, consigliera regionale del Pd, che stamattina ha presentato in proposito un’interrogazione a risposta immediata, nell'aula del consiglio.
“Bertolaso mi ha risposto che la Regione ha adottato dei piani mirati di prevenzione prima dell’estate dove erano già indicate tutte le iniziative che ogni singolo datore di lavoro avrebbe dovuto prendere in caso di caldo eccessivo. E si è persino vantato che le Regioni che hanno emesso le ordinanze hanno dovuto rincorrere le criticità, secondo lui, perché non avevano fatto un lavoro preventivo, appunto. Ma se una cosa non esclude l’altra, l’assessore non si è reso conto che la necessità delle imprese era proprio quella di avere l’ordinanza, senza la quale non si può accedere alle misure e agli ammortizzatori sociali dedicati. E comunque le aziende, senza il provvedimento, non sono obbligate a sospendere le attività. Cioè, così facendo Regione ha messo in difficoltà le imprese e i loro dipendenti, lasciando le decisioni su base volontaria, creando delle disuguaglianze, facendo sì che la salute dei lavoratori potesse essere sottoposta a un rischio”, aggiunge la dem.
“Noi crediamo che l’ordinanza sia assolutamente necessaria per non mettere in difficoltà coloro che lavorano all’aperto. E non siamo i soli a pensarlo: il Governo ha addirittura potenziato gli ammortizzatori sociali attivabili in caso di riduzione o sospensione delle attività per caldo estremo. Inps e Inail hanno provveduto a pubblicare le disposizioni e indicazioni operative per i datori di lavoro. L’Ispettorato del lavoro ha attivato una campagna di vigilanza straordinaria in relazione al cosiddetto stress termico. Undici Regioni hanno emanato apposite ordinanze, che vietavano il lavoro all’aperto dalle 12.30 alle 16, in quelle giornate. La Lombardia no, non ha ritenuto importante andare incontro alle nostre aziende e ai cittadini che vi lavorano. Mi auguro che per il futuro, vista la tendenza all’aumento delle temperature, si provveda diversamente, nel rispetto della tutela dei lavoratori e di un’economia sana”, conclude Vallacchi.
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