Il 28 di ottobre un manipolo di amministratori pubblici sceglierà i componenti del nuovo consiglio provinciale del Lodigiano, ente destinato a scomparire in modo o nell'altro. Sulla vicenda registriamo un intervento del 'Comitato per il No', rappresentato in questa occasione da Lele Maffi; ecco il testo dell'intervento.

"Si discute molto di riforma costituzionale in vista del Referendum del 4 Dicembre. Una discussione che il Governo e lo schieramento che sostiene il Sì conducono a colpi di slogan spesso semplicistici e mistificatori. In realtà, se non ci si accontenta degli slogan, alcuni effetti della riforma è già possibile constatarli osservando quanto avvenuto, a partire dalla Legge Delrio, alle Province, organismi che la Riforma si propone di cancellare definitivamente dalla Costituzione. In questi giorni, in tutta Italia, infatti si è votato e si vota per il rinnovo dei Consigli Provinciali. Consigli di Enti che i membri del Governo sostengono da tempo essere stati aboliti. La contraddizione è evidente e nasconde una semplice verità, il drastico fallimento della Legge che le Province avrebbe dovuto abolire e che, invece, ha prodotto un diverso risultato: la cancellazione dei servizi che questi Enti fornivano, senza di fatto alcuna riduzione  dei costi, il taglio delle risorse e l’abolizione della possibilità per i cittadini di scegliere i propri rappresentanti e poter influire sul governo del territorio in cui abitano.

Le elezioni che si sono tenute in questi giorni sono infatti, con ogni evidenza, elezioni “tarocche” nelle quali i soli Consiglieri comunali, magari eletti 4 anni prima, eleggono Consigli praticamente svuotati di qualsiasi potere e deputati a gestire servizi ridotti al lumicino per mancanza di risorse. E queste due cose, lo scippo della democrazia dalle mani dei cittadini e il taglio dei servizi – manutenzione strade e scuole, controlli ambientali, assistenza ai disabili, cultura – sono inscindibili. Perché Welfare e democrazia vanno palesemente di pari passo. Gli “eletti”, non si sa bene su che base e per fare cosa, sono consiglieri direttamente scelti dai partiti in modo semiclandestino e spesso sulla base di rapporti di forza politici, come è stato evidente nei risultati elettorali di alcune città metropolitane (Milano, Roma, Torino), che più nulla hanno a che vedere con gli orientamenti attuali degli elettori.

Con  le elezioni del Consiglio Provinciale di Lodi, che si terranno il 28 ottobre, si arriva poi davvero al paradosso: voteranno i consiglieri comunali del territorio ma non quelli del capoluogo. Infatti la Legge non ha previsto il caso che, come accaduto a Lodi, un Consiglio potesse essere commissariato e sciolto. Ciò significa che il capoluogo e 1/5 dei cittadini del territorio non sarà, nemmeno indirettamente, rappresentato all’interno del cosiddetto Consiglio provinciale. Una farsa.

O meglio un mix micidiale di volontà di ridurre la democrazia e pressapochismo che prefigura quello che succederà, se dovesse vincere il sì, con le elezioni del Senato dove a scegliere non saranno più i cittadini ma, con meccanismi farraginosi peraltro allo stato non noti, i soli partiti . Altro che risparmio, praticamente irrisorio e altrimenti ottenibile con una semplice riduzione degli stipendi dei parlamentari, ciò che interessa i sostenitori della riforma è un accentramento dei poteri a favore dell’esecutivo, condizione indispensabile per poter poi, come già avvenuto con le Province, attuare tagli e politiche impopolari, come del resto richiesto a piena voce dai potentati economici e finanziari nazionali e non, veri sponsor e mandanti della cosiddetta riforma".