La giunta esecutiva di Confagricoltura - riunitasi per esaminare il disegno di legge in via di approvazione in materia di lavoro – ha condiviso l’impianto complessivo della norma proposta, ma ha anche espresso forte preoccupazione per le ricadute che alcune misure contenute nel provvedimento contro il caporalato potrebbero avere sul sistema imprenditoriale agricolo nel suo complesso.
“Il provvedimento - si legge in un comunicato stampa - è assolutamente condivisibile, ma gli strumenti previsti non raggiungono solamente l’obiettivo della lotta all’intermediazione illecita e allo sfruttamento, ma rischiano di far sentire i loro effetti anche sulle imprese che operano correttamente sul mercato del lavoro.”
Gli “indicatori di sfruttamento del lavoro” che la legge introduce, infatti, rilevano lo sfruttamento, ma per fare questo allargano lo spettro a violazioni lievi e meramente formali di normative legali e contrattuali, quali il rispetto dell’orario di lavoro, la retribuzione e l’ igiene.
Il rischio è che nell’attuazione si applichino norme penali a fattispecie lievi ed isolate, più che alle reali situazioni di illegalità.
Le norme, quindi, finiscono col colpire tutte le aziende agricole, a prescindere dal collegamento con l’intermediazione di manodopera irregolare, con il risultato che potrebbe essere punito con la reclusione, con la confisca dei beni e con il controllo giudiziario dell'azienda, anche chi incorre accidentalmente in una trasgressione meramente formale e spesso marginale.
Per questo Confagricoltura chiede al Parlamento di rivedere il disegno di legge.
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