Le manifestazioni di protesta in Iran durano ormai da quattro mesi e non si fermano, più di 600 manifestanti uccisi, e circa 20.000 arrestati e a rischio di pena di morte, si contano almeno 20 manifestanti impiccati.
Al grido di “Donna, vita, libertà”, uno slogan politico che ha radici lontane nelle lotte della fine del secolo scorso contro i governi di Iran, Iraq, Turchia e Siria, i giovani iraniani ogni giorno sfidano una repressione sempre più cruenta e violenta per manifestare il dissenso generale contro la polizia religiosa del governo che il 16 settembre torturò e uccise Mahsa Amini per aver violato la legge sull’obbligo dell’hijab: una ciocca di capelli fuori posto le è costata la vita.
A Mahsa Amini sono seguite altre giovani vittime, che con coraggio hanno sfidato le autorità strappandosi il velo in pubblico, manifestando nelle piazze e nelle strade di Teheran insieme a tantissimi giovani. Una mobilitazione che ha acceso i riflettori su una condizione imposta in Iran e non solo, che impone alle donne delle restrizioni nella vita sociale e culturale insopportabili.
Nel mondo si susseguono iniziative a sostegno dei giovani iraniani perché i governi prendano una posizione chiara, smettano di dialogare con un governo che viola platealmente i basilari diritti umani e applichino tutte le azioni possibili affinché si ripristini la libertà democratica in Iran.
Occorre continuare a tenere accesi questi riflettori per non lasciare soli i tanti giovani iraniani che stanno sfidando il regime: un contributo che può accelerare un processo di pacificazione e salvare la vita a tanti manifestanti.
DonneDem rimane a fianco delle ragazze iraniane che da mesi vivono nel terrore di essere arrestate, torturate e uccise, che vogliono una vita libera da costrizioni morali e la possibilità di esprimersi, progettare e condurre la propria vita in modo autonomo e pieno.
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