È una critica severa quella dell'assessore all'agricoltura della Lombardia, Gianni Fava, nei confronti del Pacchetto Latte anticrisi della Comunità Europea, i cui primi risultati sulla spartizione dei fondi per la riduzione della produzione di latte sono stati comunicati in via ufficiale.
"Mentre Francia, Germania, Olanda, Danimarca e Irlanda, che sono poi i paesi che contano al tavolo agricolo europeo, hanno saputo sfruttare al meglio il sistema - ha osservato Fava - in Italia è andato in scena il fallimento di una procedura che, come era logico, si sapeva essere penalizzante per il Made in Italy".
In sostanza, spiega l'assessore, "chiedere gli allevatori della Macroregione agricola del Nord, perché il latte si fa in Lombardia, Veneto, Piemonte e nei territori limitrofi, di incassare la miseria di 14 centesimi al litro di latte per ridurre una produzione che è al di sotto del 30% del fabbisogno interno nazionale è scellerato; essere convinti che i produttori accettino un meccanismo così perverso come hanno fatto i tecnici e i politici del Ministero all'Agricoltura italiano è assolutamente folle".
Dai dati comunicati dalla Commissione Agricoltura dell'Unione Europea si evince che su 52.101 domande avanzate in tutta Europa dagli allevatori per ridurre la produzione lattiera, solamente 921 provengono dall'Italia (l'1,78%), per 23.862 tonnellate.
"Conti alla mano – ha concluso Fava - significa che gli allevatori italiani hanno beneficiato di circa 3,2 milioni di euro, su un budget complessivo di 150 milioni. Ora il Ministero condotto da Maurizio Martina dica che ruolo ha avuto nella fase negoziale del fallimentare Pacchetto Latte anticrisi, ennesimo schiaffo che un governo incompetente assesta sul viso degli allevatori".
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