I ritardi della Regione hanno condotto al disastro. Ora necessari interventi immediati negli allevamenti e informazione diffusa. I consiglieri regionali del Pd Roberta Vallacchi, Matteo Piloni e Marco Carra intervengono così a fronte del diffondersi dei focolai di peste suina, 13 nel Pavese e da oggi altri tre nel Lodigiano.
“L’assessore Beduschi – attaccano i consiglieri dem- scarica la responsabilità sugli allevatori, accusati di sottovalutare le regole, il che è assurdo, visto che sono i primi a voler arginare il virus che rischia altrimenti di portare al fallimento le loro aziende. E’ la Regione che è in estremo ritardo e lo è stata fin dalla scoperta del primo focolaio. Se fosse intervenuta subito, quando il primo focolaio era a Ovada, a pochi chilometri dal pavese, a gennaio 2022, non saremmo in questa situazione. Ma la Giunta e l’assessorato alla Sanità, che è competente in veterinaria, hanno continuato a nascondere la testa sotto la sabbia e non hanno mai ascoltato i nostri appelli. Bisognava agire immediatamente, già nei primi mesi del 2022, con la prevenzione e le recinzioni, l’abbattimento dei cinghiali, le misure di biosicurezza negli allevamenti. Quando Regione Lombardia ha iniziato a muoversi, nel giugno 2023, dopo la scoperta dei primi casi nel pavese, era già troppo tardi. Comunque, da quel momento si doveva correre, fare il più presto possibile, ma si è perso altro tempo prezioso. Il bando fatto per finanziare la biosicurezza per tutte le aziende, non solo quelle del pavese, è stato emanato nel gennaio scorso e terminerà alla fine di quest’anno. E’ arrivato in completo ritardo e adesso siamo in emergenza”.
“La popolazione delle aree coinvolte- continuano Vallacchi, Carra e Piloni- deve essere informata con manifesti e con tutti i mezzi possibili. Come è successo in altre epidemie, è necessario che tutti sappiano che il virus è molto resistente e si può veicolare attraverso la terra sotto le scarpe, nelle ruote di bicicletta, delle auto, dei camion. Per questo è necessario adottare comportamenti adeguati. Anche i sindaci devono ricevere, come chiedono inascoltati, indicazioni precise per poter intervenire, indicazioni che, trattandosi di materia sanitaria, devono arrivare dal Dipartimento veterinario della direzione regionale welfare. Lo stesso dipartimento da cui devono arrivare indicazioni su come garantire la biosicurezza nelle porcilaie. Fino ad oggi è stato tutto delegato all’assessorato all’Agricoltura, che in realtà dovrebbe occuparsi solo dei danni indiretti, in quanto i danni diretti, che riguardano l’abbattimento dei suini, sono in capo al ministero della Sanità”.
“L’emergenza a cui si è arrivati- sottolineano i consiglieri dem- nasce dallo smantellamento dei Dipartimenti provinciali di prevenzione, che sono stati portati nelle Ats e hanno subiti gravissimi tagli di investimenti e di risorse umane. La prevenzione, unica strada per evitare la diffusione di malattie, sia tra gli umani che tra gli animali, è la grande assente. Così come è stato gestito male il covid ora si gestisce male la peste suina che, ricordiamo, non è trasmissibile all’uomo, ma provoca danni enormi alle aziende suinicole italiane, la metà delle quali sono in Lombardia. Se la Regione avesse fatto prevenzione non saremmo arrivati a questo punto. Ma nonostante le nostre ripetute denunce non ha fatto nulla”.
“Grande è anche la responsabilità del Governo- concludono Vallacchi, Carra e Piloni- dimostrata anche dalle dimissioni del primo commissario. La cattiva gestione della pandemia è evidenziata anche dal fatto che i Got (Gruppi operativi territoriali), che erano stati previsti prima su base provinciale e poi su base regionale, non sono mai stati realizzati. Ci auguriamo che il nuovo commissario, Giovanni Filippini, affronti con efficacia e tempestività l’emergenza. Non si può aspettare oltre. E’ a rischio tutto il comparto suinicolo lombardo e quello della trasformazione”.
Ecco la risposta dell'assessore regionale Alessandro Beduschi:
“Regione Lombardia è attivamente in campo per contrastare la Peste suina africana con un lavoro incessante, che è iniziato fin dalle prime avvisaglie dell’emergenza. Lo stiamo facendo con l’impegno dei veterinari, dei tecnici e con un grande sforzo finanziario a sostegno degli allevamenti e per incrementare la biosicurezza. Nessuno scarica la responsabilità sugli allevatori, che sono le prime vere vittime di questa situazione e meriterebbero rispetto da chi sta usando il dramma che stanno vivendo per mero tornaconto politico”. Lo dichiara l’assessore regionale all’Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste, Alessandro Beduschi, replicando alle dichiarazioni di alcuni consiglieri dell’opposizione in merito ai focolari di Peste suina africana.
“Questa mattina - ricorda l’assessore - ho partecipato all’unità di crisi convocata dal commissario Filippini, che entro poche ore emanerà una nuova ordinanza con provvedimenti restrittivi che vanno nel senso di quanto diciamo da mesi. Sostenere che le misure di sicurezza sono rispettate dalla stragrande maggioranza degli allevatori, ma che bastano poche eccezioni per mettere in pericolo l’intera filiera, non è una bestemmia e, in futuro, potremo permetterci sempre meno gestioni hobbistiche o dopolavoristiche degli allevamenti, perché sono proprio queste a costituire l’anello debole della catena di attenzione e controlli”.
“Regione Lombardia - prosegue l’assessore - è la più interessata al problema in quanto detentrice del più grande patrimonio di suini italiano, più di 4 milioni di esemplari. Abbiamo da subito reagito investendo oltre 7 milioni di euro in ciò che realmente si può fare per proteggere allevamenti e animali, cioè bandi per dotarli di biosicurezza, che ha raggiunto così livelli eccezionali. Sono state emanate ben 3 ordinanze del presidente Fontana che hanno consentito di semplificare l’altra azione fondamentale per debellare il virus, cioè gli abbattimenti dell’unico vettore della patologia che è il cinghiale. Dal 2021 con un trend crescente se ne sono abbattuti più di 46.000”.
“Ai consiglieri dell’opposizione che se la cavano con un ‘se ci avessero ascoltato’ - ribadisce Beduschi - ricordo che la PSA è attualmente presente in 14 Paesi europei e, purtroppo, anche in altre regioni italiane. Il virus non è selettivo e non si ferma, come forse vorrebbero, ai confini della Lombardia. Certo lo sport nazionale è sempre quello di dare la colpa di inettitudine e inefficienza a chi amministra, quando invece servirebbe unità e solidarietà che va oltre l’appartenenza politica. Se fosse così banale, potremmo immaginare che con i metodi e le risorse disponibili la Cina, dove la PSA dilaga dal 2018, avrebbe risolto facilmente la questione”.
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