Per i controlli di rispettiva competenza sulle case famiglia e sulle comunità di accoglienza, le Procure presso il Tribunale per i minorenni, le Regioni, i Comuni e le Asl dovrebbero “coordinarsi maggiormente tra loro”. Servirebbe anche una “polizia giudiziaria specializzata” nel trattare casi che riguardano i minori.
Sono alcune delle osservazioni formulate dal garante per l’infanzia e l’adolescenza, Filomena Albano, durante l’audizione sul tema dei “minori fuori famiglia” davanti alla commissione parlamentare infanzia, presieduta da Michela Vittoria Brambilla.
Sui controlli “da rendere più incisivi” si è soffermata anche la presidente Brambilla che, in pieno accordo con la dottoressa Albano, ha sottolineato la necessità di “ridurre al minimo” il ricorso alle comunità.
La garante, nominata nell’aprile scorso e per la prima volta ascoltata in Parlamento, ha sottolineato l’esiguità dei mezzi e del personale a disposizione a fronte della quantità e varietà di compiti assegnati al suo ufficio, per il quale, sostiene, “sarà necessario individuare delle priorità”.
Quanto ai minori fuori famiglia, ha ribadito, in armonia con i principi sanciti dai trattati e applicati dalla giurisprudenza, che l’allontanamento del minore dal nucleo familiare originario va sempre considerato come “extrema ratio”.
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