Sono in netto aumento i casi di contagio dal virus West Nile, tutti concentrati nella valle del Po.
Nell'ultima settimana di agosto i casi conclamati sono stati 109, un numero notevole se si considera che in tutto il 2018 sono stati 334, mentre nel 2017 erano stati 55. Un picco, dunque, certificato dai dati dell'Istituto Superiore di Sanità, che conduce un monitoraggio costante. In Lombardia, dall'inizio del 2018 ad oggi sono pervenute 22 segnalazioni e riguardano 7 cittadini residenti nel territorio di ATS Valpadana (Cremona e Mantova), 5 nel territorio dell’ATS di Brescia, 2 nel territorio dell’ ATS di Pavia e 4 nell’ATS Città Metropolitana (di cui un caso accertato a Lodi), mentre 2 sono positività risultate dal controllo su donatori di sangue.
“Sono dati che dimostrano la presenza di un'emergenza sanitaria – spiega la consigliera regionale Patrizia Baffi - che richiede la massima attenzione da parte delle istituzioni e la Regione Lombardia deve attrezzarsi rapidamente, come per esempio ha fatto il Veneto.”
La Regione, infatti, si è finora limitata a inviare ai comuni di residenza dei pazienti affetti dal virus West Nile una comunicazione con cui si chiede all'amministrazione di provvedere immediatamente alla disinfestazione della zanzara, veicolo dell'infezione: i trattamenti di disinfestazione, la rimozione dei focolai, la campagna di comunicazione per i cittadini, il monitoraggio per almeno due settimane delle zanzare adulte, la verifica dell’efficacia dei trattamenti in tutta l’area interessata. Tutto a carico dei comuni, anche i più piccoli e quindi più poveri, a differenza di quanto ha fatto la Regione Veneto, che ha deciso di attuare una disinfestazione straordinaria estesa per rispondere allo scenario epidemiologico che si è via via manifestato, supportando i comuni con un investimento specifico di 500 mila euro e facendosi carico di una programmazione regionale complessiva.
“La Regione Lombardia deve fare altrettanto – aggiung Baffi - stanziando risorse per una disinfestazione mirata in tutte le aree che lo richiedono. All'aumento dei contagi occorre rispondere con l'aumento delle contromisure e non si può affidare tutto ai comuni, che hanno meno strumenti e meno risorse da impegnare per contrastare la diffusione del virus. Occorre un piano regionale, come ha fatto il Veneto.”
In merito il Pd ha presentato un'interrogazione all'assessore alla salute che sarà discussa martedì 11 Settembre in Consiglio regionale.
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