Giovedì 27 gennaio alle 21.00 al Teatro alle Vigne di Lodi (info 0371 409.855 www.teatroallevigne.com) terzo appuntamento della Stagione di Prosa con 'La vita davanti a sé', di Romain Gary, con Silvio Orlando, che ne cura anche la riduzione e la regia. Con lui i musicisti dell’Ensemble dell’Orchestra Terra Madre; scene di Roberto Crea, luci Valerio Peroni, costumi Piera Mura.
Ritorna così alle Vigne l’attore amato dal pubblico lodigiano; nel febbraio 2020 doveva interpretare Si nota all’imbrunire, nuovo testo di Lucia Calamaro, ma i teatri vennero chiusi… Ricordiamo in precedenza Lacci, di Starnone, Il nipote di Rameau, di Diderot.
Per lo spettacolo (originariamente in programma martedi 25) valgono l’abbonamento o i biglietti acquistati per il 25.
Biglietti €25 (rid. senior €19 rid giovani €12); acquistabili online sul sito del Teatro o in biglietteria (lun-ven 17-19 e un’ora prima lo spettacolo).
Pubblicato nel 1975 e adattato per il cinema nel 1977, Premio Goncourt, La vita davanti a sé di Romain Gary è storia di Momò, bimbo arabo di dieci anni che vive nel quartiere multietnico di Belleville, a Parigi, nella pensione di Madame Rosa, ex prostituta ebrea che ora sbarca il lunario prendendosi cura degli “incidenti sul lavoro” delle colleghe più giovani. Un romanzo commovente e ancora attualissimo, che racconta di vite sgangherate che vanno alla rovescia, ma anche di un’improbabile storia d’amore toccata dalla grazia.
Silvio Orlando ci conduce dentro questa atmosfera con la leggerezza e l'ironia di Momò diventando, con naturalezza, quel bambino nel suo dramma. Un autentico capolavoro "per tutti" dove la commozione e il divertimento si inseguono senza respiro. Inutile dire che il genio di Gary ha anticipato senza facili ideologie e sbrigative soluzioni il tema dei temi contemporaneo - la convivenza tra culture religioni e stili di vita diversi. Il mondo ci appare improvvisamente piccolo, claustrofobico, in deficit di ossigeno. I flussi migratori si inne-stano su una crisi economica che soprattutto in Europa sembra diventata strutturale, creando nuove e antiche paure, soprattutto nelle fasce meno garantite.
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